E’ la domanda che si pongono molti nostri concittadini, specialmente dopo la notizia che la Regione intende attuare la “riforma del sistema sanitario regionale” prevedendo l’accorpamento delle ASL per arrivare a tre macro-aree.

In un’intervista su un quotidiano locale di lunedì 2 febbraio, l’assessore alla Sanità Marroni cerca di spiegare i vantaggi che porterà questa riforma che è stata partorita in giunta regionale ma che dovrà essere approvata ancora dal Consiglio per poi arrivare al commissariamento delle Asl attuali che vedranno chiudersi le rispettive sedi direzionali per confluire nell’area vasta.

L’assessore ha sottolineato che “importante sarà il confronto con i cittadini e con gli operatori per raccogliere idee e preziosi suggerimenti in modo da scrivere al meglio la riforma”. Siamo in attesa di sapere come, dove e quando, i cittadini, gli operatori, e le istituzioni verranno ascoltati per dare il loro contributo. Domani? A giochi fatti? Quando ormai la legge sarà stata licenziata dalla Regione e produrrà i suoi effetti?

Noi di AREZZO IN COMUNE non possiamo rimanere inerti di fronte a un’operazione così importante che va a investire il futuro della sanità aretina e le conseguenti ricadute nei servizi che questa potrà dare ai cittadini. Invitiamo pertanto il Prosindaco a farsi promotore di una serie di iniziative istituzionali atte a garantire che quanto auspicato dall’Assessore Marroni abbia subito riscontro, facendogli trovare aperte le porte del Comune per il dibattito che la stessa Regione chiede.

Agli incontri dovranno anche essere formalmente invitati i Consiglieri Regionali della realtà aretina, per avere anche da loro chiarimenti in merito al destino della sanità locale; saranno proprio questi ultimi a doverci dire quale sarà il loro atteggiamento durante la votazione in aula, qualora si decidesse di spostare la sede del centro direzionale altrove.

Arezzo dovrà essere protagonista al tavolo delle decisioni avendo le carte in regola per confrontarsi con altre realtà territoriali nei “criteri di valore” confermati dai bilanci della nostra azienda sanitaria e dalle eccellenze che essa è in grado di offrire attualmente ai nostri concittadini.

Si intravede la possibilità che la robotica passi a Grosseto perché, a detta di Marroni, le alte specializzazioni trovano la loro collocazione in un solo ospedale di area vasta. Per Arezzo questo significherebbe dire addio alla robotica a dispetto dei sacrifici fatti dal Calcit (e da tutti i cittadini) per attivare questo importante strumento anche presso il nostro ospedale?

La politica in questi casi deve fare la sua parte e Arezzo in Comune non si tira indietro. Invitiamo l’attuale governo cittadino a farsi promotore di un tavolo di discussione aperto a quanti abbiano a cuore il problema. Oltre al mondo istituzionale e alle associazioni del volontariato che gravitano intorno al mondo della sanità, le porte dovranno essere aperte anche a tutti i liberi cittadini che vorranno partecipare.

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