L’universo culturale aretino e tutte le associazioni che lo fanno vivere giorno dopo giorno, è stato troppo spesso ridotto a un mero spettatore delle dinamiche amministrative.

Non solo in termini di allocazione delle poche risorse economiche disponibili, ma sopratutto – cosa assai più grave – nell’ottica di un dialogo con gli Uffici Comunali che potesse essere definibile tale: burocrazia e uffici tecnici gestiti come fossero muri di gomma hanno reso la vita di molti davvero difficile.

La semplificazione delle norme quando si tratta di mettere in piedi un qualsiasi evento culturale, è un fattore imprenscidibile per riprendersi la fiducia del settore culturale che, spesso viene dimenticato, è anche un settore di fondamentale importanza economico-sociale.

Dall’accesso agli spazi pubblici alla concessione di un patrocinio, non è più pensabile che un’associazione abbia bisogno di settimane di interlocuzione con una miriade di attori: impiegati, dirigenti, rappresentanti politici.

Tra i principali punti nel programma di Arezzo in Comune è stata così inserita la creazione di un Ufficio Unico Eventi, che possa assolvere a tutta una serie di funzioni specifiche: raccogliere in un database le associazioni esistenti, schedare i luoghi pubblici fruibili, e così snellire la pratica di creazione di un evento, dare la possibilità di effettuare la stessa online, mettere in sinergia le realtà locali così da costruire un calendario intelligente.

Un passaggio ulteriore è la semplificazione delle norme quando poi l’evento culturale viene messo in atto: parliamo – in maniera specifica – delle deroghe sul rumore. Le regole devono essere poche, semplici e uguali per tutti. Durante un incontro avuto nel mese di gennaio con gli operatori culturali aretini, il messaggio è uscito chiaro: se si permette (o non si permette) qualcosa nel centro storico, lo si permette (o meno) anche in tutte le altre zone della città.

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