Ad Arezzo, le piste ciclabili sembrano causare più malumori che applausi, specialmente negli ultimi anni. Sarà per i percorsi che scompaiono nel nulla, o per gli attraversamenti rischiosi, oppure per – non ultima – la polemica sorta riguardo il tratto ciclabile di Via Petrarca, che alcuni non addetti ai lavori e organi di stampa hanno giudicato “molto pericoloso”.
Ragione va invece data a chi, come la FIAB, sostiene che miglioramenti come quello in oggetto sono da accogliere con soddisfazione poiché (citiamo da un articolo apparso su Arezzo notizie il 18 gennaio scorso (1)) “è un piccolo passo e, in modo sia pure minimale, offre continuità ciclabile, praticamente, dalla Marchionna a Pescaiola”. Il problema – rileva ancora la FIAB – non è la pista ciclabile in sé, ma il fatto che vi siano numerose auto che tutti i giorni vi sostano sopra in modo illegale, rendendo la vita a pedali praticamente impossibile.
Ecco, lo spunto di Via Petrarca mette in luce come la disinformazione e il mancato rispetto delle normali regole civiche possano creare disagi e situazioni pericolose per chi sceglie di utilizzare un mezzo non inquinante, economico e salutare.
Cerchiamo quindi di immaginare una città diversa, di volare più in alto delle chiacchiere da bar. Un’altra idea di mobilità urbana passa innanzi tutto per la creazione di un sistema di educazione civica che non si fermi allo sportello comunale per le segnalazioni (2). L’educazione alla bicicletta, lo dimostrano le esperienze di comuni virtuosi come Caronno Pertusella, deve essere portata dentro le scuole, in particolare quelle primarie.
Immaginiamo per un attimo di organizzare a costo zero, tramite l’aiuto di rivenditori, meccanici locali, e/o delle stesse associazioni di ciclisti, dei workshop di alcune ore mensili nelle classi elementari, che forniscano ai/alle ragazz* le conoscenze per poter effettuare piccole riparazioni o – addirittura – per costruirsi una bici con pezzi vecchi. Classi che insegnino inoltre il codice della strada ed i diritti e doveri dei pedali.
Un uso massiccio della bicicletta per gli spostamenti da e per le scuole ridurrebbe il traffico nelle ore di punta in maniera drastica, aumenterebbe la sicurezza dei ciclisti stessi e promuoverebbe un corretto stile di vita tra i/le bambin*. L’uso della bici, infine, oltre ad essere un modo per economizzare le spese familiari, è un ottimo deterrente contro le disparità di genere: troppo spesso le bambine non vengono fatte muovere come i loro coetanei maschi, cioè senza essere accompagnate, specialmente in orari serali.
Le “classi di bicicletta” sono solo uno spunto. È ovvio che la mappa delle piste ciclabili aretine necessita di maggiore organicità (3) e che il sistema del bike sharing cittadino deve essere rivisto, in termini di posizionamento delle postazioni e di pubblicizzazione dello stesso. Ciò nonostante, per ottenere di più di quello che è già stato fatto, non ci si può fermare alla superficie.
Anche per la mobilità, come per la partecipazione democratica, non si può mai saltare il fondamentale scalino della formazione e informazione del cittadino.
Elena Annibali
Presidente di Arezzo In Comune